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Fedele Romani Colledara Introduzione e indice del volume a cura di F.E. |
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Cronologia | 1. Colledara e il Gan Sasso |
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Ritratto di Fedele Romani, eseguito da Gianfrancesco Nardi donato dallo scrittore a Vincenzo Rosati nel 1876 |
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Nel settembre del 1906 in un albergo della montagna pistoiese Fedele Romani metteva la parola "fine" al suo capolavoro "Colledara", straordinario libro di memorie che descrive luoghi e persone del suo paese d'origine. Tre anni dopo, il 4 settembre del 1909, alle ore 16 e 40 minuti, nel Kursaal Hotel di Rapallo, chiudeva "Da Colledara a Firenze", nel quale racconta la propria vita di studente e poi di professore attraverso un lungo viaggio che si snoda per numerose città italiane, fino a giungere a Firenze dove, nel liceo Dante, andò a occupare la cattedra di Italiano che era stata di Raffaello Fornaciari e di Isidoro Del Lungo. In quei giorni Fedele sapeva già di essere gravemente malato e che ormai gli restava pochissimo tempo da vivere. Le ultime pagine del suo secondo romanzo infatti sono cariche di mistero e di angoscia e sembrano rivelare qualcosa del suo Credo personale: pagine che possono far pensare a una qualche sua adesione alla dottrina della Reincarnazione. Che Romani avesse da tempo abbandonato la fede cattolica è accertato ed è lui stesso a dichiararlo apertamente; niente però egli lasciò mai trasparire, stando almeno ai suoi scritti conosciuti, sulla sua privata visione del mondo. Ad alimentare tale misteriosa aura si può aggiungere l'enigmatica dedica che a Fedele e ad altri due amici (Giovanni Setti e Alfredo Straccali) volle riservare Giovanni Pascoli, nel licenziare Poemi Italici (Bologna, Zanichelli, 1911) sul quale leggiamo "Santi cuori che non battono più. Nobili menti che pensano ancora. Dolci memorie che resteranno, sempre". Fedele Romani morì a Firenze il 16 maggio del 1910. Giovanni Romani, fratello dello scrittore, dopo la morte di questi ne eseguì le disposizioni testamentarie e consegnò l'archivio e la biblioteca a Guido Mazzoni con l'incarico di conservare quanto a suo giudizio avesse interesse e valore letterario e di bruciare senz'altro tutto il resto. Per quanto è dato conoscere, Mazzoni curò la stampa di "Da Colledara a Firenze", pubblicato nel 1915 e consegnò alcune carte e i libri all'Istituto Universitario dell'Annunziata dove Fedele aveva insegnato per alcuni anni. Purtroppo nulla sappiamo sul contenuto di tale raccolta di manoscritti che, a quanto pare, furono irrimediabilmente perduti nell'alluvione di Firenze del 1966. Fedele fu sepolto, secondo le sue volontà, nel cimitero di Firenze. Nell'anno 2010, al compimento dei cent'anni dalla sua morte, si corre il rischio che la tomba venga rimossa e i resti trasferiti in un ossario anonimo. Un gruppo di cittadini si sta già attivando per scongiurare il pericolo. Non si tratta naturalmente di riportare in patria i resti dello scrittore, cosa che, siamo sicuri, Fedele Romani non avrebbe mai voluto. Si tratta invece di assicurare che la tomba resti dov'è e che sia conservata nel modo più decoroso. Tra le varie iniziative in programma vogliamo qui contribuire con la pubblicazione per il momento del testo di Colledara che contiamo in seguito di completare con la serie delle immagini pubblicate con la prima edizione e di arricchire con note e osservazioni. Per facilitare la lettura e al tempo stesso per non appesantire le pagine del sito abbiamo preferito pubblicare il volume in diverse parti, secondo le divisioni predisposte dallo stesso Fedele Romani. A ciascuna parte abbiamo attribuito un titolo che ne descriva il contenuto. |
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Edizioni di Colledara e di Da Colledara a Firenze
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Sommario 1 - Colledara e il Gran Sasso; 2 - I nonni; 3 - L’eccidio di Brozzi; 4 - L’Italia una e indipendente. Garibaldi; 5 - I briganti; 6 - La famiglia si trasferisce a Teramo; 7 - La madre di Fedele; 8 - Il padre di Fedele; 9 - Lo studio del padre; 10 - Le persone del villaggio; 11 - La chiesa di Colledara; 12 - Il pranzo; 14 - La vita a Colledara |
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