delfico punto it - l'abruzzo e l'abruzzesistica - storia, bibliografia, fotografie, documenti - a cura di fausto eugeni
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Cronologia della vita di Fedele Romani da Fedele Romani, a cura di Fausto Eugeni e Marcello Sgattoni, Sant'Atto di Teramo, Edigrafital, 1999, 2 volumi;
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Ritratto di Fedele Romani, eseguito da Gianfrancesco Nardi donato dallo scrittore a Vincenzo Rosati nel 1876
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1855. 21 settembre: nasce a Colledara da Giovanni Romani, di professione avvocato, e da Maria Taraschi. 1862. Ottobre: parte per il Seminario di Atri ove è Rettore lo zio Lino Romani. 1872. Ottobre: nel Liceo di Teramo sostiene gli esami di Licenza Ginnasiale. Nel periodo della scuola avrà come insegnanti, tra gli altri, Giovanni Danelli e Luigi Vinciguerra. Per qualche tempo frequenterà la Scuola di disegno di Gennaro Della Monica. 1873. Secondo lo stesso Fedele Romani è di questo anno la sua prima pubblicazione: una poesia intitolata Per monaca (pubblicata su "La Provincia", secondo quanto egli stesso racconta in Colledara: ma la memoria certamente lo ingannava perché nel 1873 quel giornale non esisteva ancora. Si tratta dunque, certamente, de "La gazzetta di Teramo": ma non è possibile al momento un riscontro perché di questo giornale sono pervenuti a noi soltanto alcuni numeri e in essi non vi è traccia né del componimento citato né del nome di Fedele Romani). Nel mese di ottobre del 1873 si trasferisce al Liceo de L'Aquila. 1874. 1° novembre: pubblica sulla "Gazzetta di Teramo" il sonetto In sé vive lo spirto, dedicato al prof. Luigi Vinciguerra. 1876. Novembre: si trasferisce a Pisa dove inizia a frequentare i corsi universitari alla Normale. Tra i suoi insegnanti Ferdinando Ranalli, Michele Ferrucci e Alessandro D'Ancona. In questo periodo concepisce l'idea di un giornale studentesco "Pisa, Pisa, Pisa" sul quale pubblica le caricature dei professori. Inizia a raccogliere il materiale che pubblicherà negli Abruzzesismi (1884). 1880. 1 marzo: muore il padre Giovanni. Il 30 giugno si laurea in lettere. Tra i suoi compagni di corso il futuro senatore Guido Mazzoni, insigne dantista. 1880‑1881. Ottobre‑novembre: ottenuta la sua prima nomina per l'insegnamento al Ginnasio inferiore, si trasferisce a Potenza. 1881‑1882. Insegna al Ginnasio superiore di Cosenza. Qui si ammala di una indefinibile patologia che si concreta in angosce e terrori notturni. Più che le terapie, gli sarà di giovamento il ritorno a Teramo. Nonostante la malattia, in questo periodo inizia a lavorare al volume dei Calabresismi, la cui prima edizione verrà pubblicata nel 1891. 1882‑1883. All'inizio dell'anno scolastico ottiene il trasferimento al Liceo di Teramo. 1882. 10 dicembre: inizia la collaborazione con il giornale teramano "La Provincia". Vi pubblicherà due poesie e un racconto breve, con lo pseudonimo di Alfredo Menei. 1883. Pubblica per l'editore Morelli di Ancona Li sunette de nu Culledarese, che come scrisse Giovanni De Caesaris nel 1910, "qualcuno dell'Abruzzo ripete a memoria, dal primo all'ultimo, tanto è fresca l'onda di malinconia che vi scorre dentro." 1884. Pubblica a Piacenza, presso l'editore Porta, la prima edizione degli Abruzzesismi. Dell'opera seguiranno altre edizioni, con aggiunte e correzioni, nel 1890 (Teramo, Fabbri) e nel 1907 (Firenze, Bemporad). Per le nozze di Francesco Ciafardoni con Emma Gotti, pubblica Ddò huttaeve e ttrè ssunétte, nella tipografia Metastasio di Roma. La raccolta di versi, un autentico gioiello, verrà ripubblicata prima nel 1907 (Firenze, Bemporad) e successivamente, nel 1936, sulla rivista "Teramo" a cura di Felice Mariano Franchi. Il 27 febbraio inizia la collaborazione al giornale di Teramo "Corriere Abruzzese" sul quale pubblicherà sotto vari pseudonimi. Insieme al direttore del "Corriere", Francesco Taffiorelli, e a un gruppo di colleghi del Liceo, organizza il clamoroso "pesce d'Aprile" alla città di Teramo, riuscendo a convocare nelle sale del Casino teramano, proprio il 1 ° di aprile, numerosissimi cittadini, con i deputati, il Prefetto e varie autorità, per una finta conferenza sul tema del suicidio. 1885. Gennaio: pubblica a Teramo i tre numeri del "Sor Paolo Befolco", un giornaletto teatrale umoristico, nel quale Romani può esprimere la sua vena di caricaturista. La rivista riscuote un grande successo. Marzo: si trasferisce ad insegnare nel Liceo di Sassari dove inizierà a comporre il volume sui Sardismi, pubblicato poi nel 1886. 1886. Pubblica Sardismi, Sassari, Tip. Manca, 1886, ristampato con aggiunte, presso lo stesso editore, nell'anno successivo. Ancora, pubblica Un romito abruzzese del secolo XIX, Piacenza, Porta, 1886, in bella edizione illustrata con incisioni tratte da fotografie di Gianfrancesco Nardi. L'operetta vede una seconda edizione nel 1894 (Firenze, Paggi) e una terza nel 1907 (Firenze, Bemporad). 1887. Viene trasferito al Liceo di Catanzaro dove rimane per quattro anni e mezzo. 1890. Pubblica il primo dei suoi studi su Dante, La via non vera, Catanzaro, Caliò. 1891. Vince il concorso per il Liceo di Palermo. In questo stesso anno pubblica Calabresismi, Teramo, Fabbri, 1891. 1892. Marzo: si trasferisce a Palermo. 1893. Settembre: è trasferito a Firenze dove occupa nel Liceo "Dante" la cattedra che era stata di Isidoro Del Lungo e Raffaello Fornaciari. A Firenze insegnerà anche nel Collegio della S.S. Annunziata e, come libero docente, nell'Istituto di Studi Superiori e di Perfezionamento, divenuto poi "Università di Piazza San Marco". In una bella pagina di Da Colledara a Firenze Romani descriverà le contrariate reazioni dei fiorentini di fronte alla nomina di un "barbaro" all'insegnamento della lingua italiana in uno dei Licei più famosi d'Italia. 1894. 23 marzo: muore la madre. 1897. Pubblica L'amore e il suo regno nei proverbi abruzzesi, Firenze, Paggi. L'opera, una specie di compendio di ars amatoria in dialetto abruzzese, sarà ristampata a Firenze, da Bemporad, nel 1907. 1901. Per la Lectura Dantis, pubblica Il canto XXIII dell'Inferno, Firenze, Sansoni, prima delle letture tenute nella Sala di Dante in Orsanmichele, occasione nella quale vengono particolarmente apprezzate le sue non comuni doti di conferenziere. 1905. Inizia la collaborazione con la prestigiosa rivista fiorentina "IlMarzocco" diretta da Angiolo Orvieto (che in morte di Fedele Romani comporrà una poesia). Il primo articolo, pubblicato nel n. 5 del periodico, tratta de La prima minuta dei "Promessi Sposi". Su questa rivista pubblicherà, a più riprese, racconti autobiografici che confluiranno poi in Colledara e in Da Colledara a Firenze. 1906. Inizia la collaborazione alla rivista "La Lettura", sulla quale pubblica I miei ricordi di Pisa, racconto (poi confluito in Da Colledara a Firenze) arricchito delle caricature di Ranalli, D'Ancona e Ferrucci che Romani aveva disegnate e pubblicate in "Pisa, Pisa, Pisa" al tempo dell'Università. Il successo ottenuto dall'articolo spinge la direzione della rivista a ripubblicarlo all'inizio del 1908. 1907. Per l'editore Bemporad di Firenze pubblica la prima edizione di Colledara, arricchita di belle fotografie e unita alla ristampa di alcune sue precedenti opere. L'opera sarà poi ristampata una prima volta nel 1915 e quindi nel 1960. Per lo stesso editore pubblica Toscanismi, ricollegandosi a un suo precedente notissimo studio: I toscani parlano bene e scrivono male?, Firenze, Paggi, 1898. Nello stesso anno Romani intraprende un lungo viaggio in Scozia e in Inghilterra del quale dà conto, purtroppo solo parzialmente, in un bell'articolo: Monache, preti e frati nel Yorkshire. Quadretti della vita cattolica in Inghilterra, in "La Lettura", 1908, n.12, pp. 1009‑1017. Nel corso del viaggio inglese si manifestano in lui i primi sintomi della malattia che lo condurrà alla morte. 1910. 16 maggio: muore a Firenze dopo una lunga malattia, all'età di 55 anni. Viene sepolto, secondo le disposizioni da lui stesso lasciate agli amici, nel Cimitero di San Miniato. 1911. Giovanni Pascoli pubblica a Bologna con l'editore Zanichelli il volume Poemi italici. Nella dedica si legge "A Fedele Romani, a Giovanni Setti, ad Alfredo Straccali. Santi cuori che non battono più. Nobili menti che pensano ancora. Dolci memorie che resteranno, sempre." 1915. Si pubblica Colledara. Aggiuntovi "Da Colledara a Firenze". Seconda edizione a cura di E.C. Parodi, Firenze, Bemporad. |