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Fedele Romani

Colledara

13. Il ballo

 

12. Il pranzo 14. La vita a Colledara
 

Ritratto di Fedele Romani, eseguito da Gianfrancesco Nardi

donato dallo scrittore a Vincenzo Rosati nel 1876

 

13. Il ballo

Ma è già notte, e, sulla piazzetta, i tamburi, il fischio e la gran cassa suonano già la saltarella: tìrete tùm, tìrete tùm, tìrete tùm, tùm tùm.... tìrete tùm, tìrete tùm, tirete tùm, tùm tùm. S'è formato un folto circolo di persone, e nel mezzo una coppia danza con impeto, come spinta da frenetica ebbrezza. L'uomo saltella con furia; ora alza una gamba, ora l'altra; ora si gira vorticosamente intorno a se stesso, ora gesticola, urla, batte un piede per terra, fa la ruota alla donna, avanzandosi di traverso, come il gallo, quando con un'ala abbassata si accinge ad assalire la gallina. La donna saltella anch'essa, ma con più grazia, e con movimenti più composti, tenendosi il grembiale, ora con tutte e due le mani, come per offrire qualche cosa che vi fosse dentro, ora con una mano sola, e l'altra alla cintola; ora s'avanza verso l'uomo, ora si ritira, saltellando con garbo all'indietro, mentre le sottane si scuotono, e richiamano l'attenzione sui poderosi tesori che coprono.

Ma ecco, mentre l'uomo più si scalda e infuria, acceso dalle sue stesse grida, dai suoi stessi movimenti, un altro uomo sottentra per levarlo di posto, ed egli si ritira. La donna non è stanca ancora, e balla, balla, finchè un'altra donna, come per farle dispetto, s'avanza subitamente e si mette a ballare al suo posto con fresco impeto; e la donna di prima è costretta anch'essa a ritirarsi. E così, mentre, a volta a volta, i ballerini mutano, il ballo continua senza arrestarsi un momento solo; vera immagine della sublime danza della vita e della morte.

Accanto al circolo festoso crepita e fiammeggia un bel fuoco che contribuisce ad accrescer l'ebbrezza. Alla sua luce rossastra e fantastica, mi è facile riconoscere i volti dei ballerini e degli spettatori. Ecco la Mozzetta, che è gelosa di Mariuccia e le toglie il ballerino; quella là è Finissa, che guarda curiosa, pensando al suo buon tempo, e rinforza coi suoi cupi rutti il rimbombo della gran cassa. Zaccaria guarda e dice:- Suna catärre, cà vujj' abballä' (Suona chitarra, che voglio ballare). - Poi, finalmente, stanco di stare in piedi, si mette a sedere, ripetendo: - Allúcate, cà tte si' (accomodati, chè sederai); ed è forse la prima volta che egli ha potuto ripetere i suoi proverbii l'uno dopo l'altro, quasi del tutto a proposito. Ma nessuna ballerina vince per resistenza la Bartoccia: ha già stancato tre uomini: non si sarebbe detto, alla sua età. Il Banchiere anche lui sgambetta bene, e Pucino, da un cantuccio, lo guarda e si frega istintivamente la schiena, parendogli quasi di sentire ancora sulle spalle il fuoco delle tremende bastonate. Colomba, la fornaia, famosa sonatrice di cembalo, dice a un'amica che coi tamburi si balla male; che essi sono più adatti ad accompagnare il ballo dell'orso. I veri movimenti graziosi si fanno al suono del cembalo, e specialmente del suo, che ha comprato lei stessa, il giorno della festa della Madonna, alla S. Casa di Loreto. E Angela Rosa, andandosene via con aria di rimproverar tutta quella gazzarra, borbotta che quelle cialtrone, invece di star lì a ballare come pazze, potrebbero pensare a restituirle le galline rubate.

Ma guardate: sull'estremo orizzonte, si vede ardere un fuoco assai più rosso e più vivo di quello che _fiammeggia vicino a noi: no, non è un fuoco; è la luna che si alza sulla punta dei piedi invisibili, e guarda, e vuol prendere parte anch'essa -alla festa, e viene ad aggiungere altra luce, altri riflessi, altri effetti a quelli prodotti dalle ombre della notte e dai bizzarri riverberi della fiamma. Ella sorride colla sua tonda e chiara faccia al veder quei dispetti, quelle grida, quei capricci, quegl'impeti destati dall'amore, e ammicca furbescamente, e si confida con Monte Corno; e, mentre rimonta lentamente la sua via, viene conversando affabilmente col vecchio amico, di altri balli, di altri amori, di altre forze scomparse per sempre, almeno in apparenza. E sulle due facce immortali scorre il lampo d'un sorriso, che risponde a un'intima gioia di vita, di quella loro vita, eterna al paragone della nostra, così tristamente fugace.

E intanto cresce l'ebbrezza della danza, e gli urli echeggiano per la Valle, sempre più impetuosi e selvaggi. La fiamma, alimentata a furia, crepita e stride rossa e violenta; e, in quel frenetico abbandono, gli animi obliano, o cercano di obliare, che la festa è finita.

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Sommario

Introduzione e indice

Testo: 1 - Colledara e il Gran Sasso; 2 - I nonni; 3 - L’eccidio di Brozzi; 4 - L’Italia una e indipendente. Garibaldi; 5 - I briganti; 6 - La famiglia si trasferisce a Teramo; 7 - La madre di Fedele; 8 - Il padre di Fedele; 9 - Lo studio del padre; 10 - Le persone del villaggio; 11 - La chiesa di Colledara; 12 - Il pranzo; 13 - Il ballo; 14 - La vita a Colledara

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