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I Rosati di Ponzano di Civitella del Tronto: Giovanni - Pietro - Vincenzo Note bio-bibliografiche, ritratti, testi dialettali |
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Pietro e Vincenzo Rosati |
La famiglia Rosati,
originaria di Ponzano di Civitella del Tronto, è conosciuta
soprattutto per l'opera di due suoi esponenti, Pietro e Vincenzo.
Bibliografia: numerosi sono gli studi e le pubblicazioni recenti sui due personaggi:
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Giovanni Rosati (1836-1915), poeta raffinato, capace di produrre versi in latino come anche nel colorito dialetto di Ponzano; era fratello di Pietro e padre di Vincenzo. Poeta raffinato, capace di produrre versi in latino come anche nel colorito dialetto di Ponzano; era fratello di Pietro e padre di Vincenzo. Pubblicò in vita una deliziosa accolta di versi dal titolo Lu Rubecò di Penzà, Catanzaro, 1914. Fu inoltre tra i componenti del Decurionato di Civitella che firmò "l'adesione all'Italia unita". Lasciò, inedita, una memoria dell'assedio alla fortezza che, si spera, possa essere al più presto data alle stampe Di prossima pubblicazione inoltre è una nuova raccolta delle sue poesie che Renata Ronchi sta curando e che darà conto dell'intera sua produzione poetica edita e inedita. La padronanza della metrica, l'arguzia e, al tempo stesso, la sensibilità del suo poetare si evidenziano nel bel componimento che qui pubblichiamo, tratto da Lu Rubecò di Penzà.
a destra: ritratto di Giovanni Rosati |
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Una poesia di Pietro Rosati scritta nel dialetto di Civitella del Tronto |
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Pe defesa
Hai settantaquattr'anni, e anco' nsi sa Quanne Domineddio mi fa morì; I' spero fino a cienti d'arrivà, Ma sarebbe quasci ora di partì.
Finchè stengo a stu munne, vuoi magnà, Vuoi veve lu vi' bone, e vuoi dormì; Finchè tengo lu fiato vuoi cantà, E finché pozzo mi vuoi divertì.
Tu, ntanto, o Morte, arrota lu faggiò, E quanne je' chiamata allora vie'; Nci serve cerimonie fra di nu.
Tu je' mpuò traditora ... ma dapuò ... Statti arrete pe mo; pensi ì pe te! ... T'arigalo nu pare di capù!...
(1910) |
Per difesa
Ho settantaquattro anni e ancora non si sa Quando il Signore Dio mi farà morire Io spero di arrivare fino ai cento Ma sarebbe quasi ora di partire.
Finchè vivo, voglio mangiare Voglio bere vino buono, e voglio dormire Finchè ho fiato voglio cantare E fino a quando posso mi voglio divertire.
Tu, intanto, o Morte, arrota la falce E vieni solo quando sarai chiamata Non c'è bisogno di cerimonie tra di noi.
Tu sei un po' traditrice, ma più tardi … Per ora stai indietro, ci penso io per te! Ti vogli regalare un paio di capponi.
(1910) |