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Luciana D'Annunzio
Il Teatro Corradi

in "Notizie dalla Delfico", 2003, 1-3;


 
 

La storia di una città, di un paese, dei loro abitanti è racchiusa in monumenti, edifici, obelischi, sculture e dipinti, che tutti hanno la possibilità di ammirare nelle piazze, nelle strade e nei musei: essi rappresentano il patrimonio culturale tramandatoci dai nostri predecessori, il fondamento della nostra identità, da cui trarre impulso e stimolo per il futuro. Purtroppo queste testimonianze spesso vengono trattate con inettitudine e trascuratezza sia dalle istituzioni che dagli stessi cittadini poiché il “bene culturale” è subordinato al “bene economico” e nella moderna società del profitto e del consumo, ciò che non ha interesse economico non è degno di considerazione. L’uomo però non vive solo di bisogni materiali ma anche di emozioni e soddisfazioni che solo il sapere e l’arte possono dare!

La nostra Teramo certamente non può vantare di aver saputo conservare il proprio patrimonio artistico ed in particolare i civici amministratori, nel corso degli anni come vedremo, hanno avuto un conflittuale e difficile rapporto per la costruzione, tutela, recupero e gestione di quei luoghi deputati all’arte teatrale e musicale. E’ attualissimo ed aperto il dibattito sulla destinazione del Teatro Romano, ritenuto uno dei più affascinanti e meglio conservati luoghi di spettacolo del Piceno antico, come è sempre attuale la polemica sull’abbattimento del Teatro Comunale, avvenuta alla fine degli anni cinquanta, a meno di un secolo dalla sua sofferta costruzione realizzata tra il 1840 e il 1868. Sicuramente non meno e controversi problemi dovevano avere gli amministratori della città nel XVIII secolo sempre a proposito del teatro. Infatti, nel Catasto onciario della città di Teramo del 1749, quarto di S.Leonardo, si legge che il comune possedeva un teatro sito nei pressi della Porta di S.Antonio (attuale Porta Melatina) che nel tempo era divenuto sicuramente impraticabile.(1) Nella seduta del Consiglio decurionale del 12 maggio 1776 il Parlamento esprime, però, parere negativo all’istanza di Pasquale Marozzi ed altri per erigere un pubblico teatro per “divertimento dei cittadini e per maggior lustro del paese”.(2) Ciò nonostante la domanda fu inoltrata al governo e, nel passarla alla Giunta, il ministro Tanucci vi scriveva in margine di proprio pugno “che si facciano carico che dovunque s’è permesso  teatro, sono occorsi disordini”.(3)

Si torna a parlare del teatro nel Consiglio decurionale del 26 maggio 1785 dove Giuseppe Palombieri si offre con altri privati di rifabbricare il teatro, del quale restavano solo il sito, un arcone con poche muraglie già cadenti, entro sei anni, con la cessione di questo in enfiteusi a censo riservativo perpetuo, a favore della città di Teramo, per la somma annua di 5 carlini. La costruzione avrebbe eliminato “…la deformità che la mancanza di edificio forma in una strada principale qual è quella del quasi immediato ingresso alla Porta detta di S.Antonio e sì per aversi comodo di esercitare la gioventù nel teatro specialmente con le opere tragiche le quali sono state reputate utili nientemeno che la declamazione…” Il progetto non si realizzò visto che, nel Consiglio del 2 agosto 1789, i decurioni discutevano ancora per affidarne la costruzione al miglior offerente.(4)

La necessità di avere un teatro pubblico, che vivacizzasse la vita culturale e mondana di Teramo, era comunque molto sentita ed ebbe un concreto risultato solo nel 1792 per iniziativa della famiglia Corradi. L’avvenimento costituì indubbiamente un episodio importante per la storia, il costume, le abitudini della popolazione dell’estrema e confinaria provincia del Regno di Napoli, infatti i maggiori contatti con le altre città italiane contribuirono a “sprovincializzare” la vita pubblica dei teramani inserendoli in un contesto socio-culturale più ampio. Ed è proprio di questo teatro che vogliamo occuparci.

I Corradi appartenevano ad una delle famiglie più antiche della città il cui capostipite, tale Berardo,è notato nel censimento capitolare n.112 del 1348 e fecero anche parte del governo dei Quarantotto.(5)

Nel Catasto onciario del 1749 Pietrantonio Corradi, Dottore di Legge di anni 68, è notato”originario napolitano, vive nobilmente con la moglie D. Francesca Petrei, i figli Nicola, D.Giorgio, Dottore di Legge, D.Teresa Cherubina figlia monaca professa in S.Giovanni, D.Angelamaria altra figlia…abita in casa propria palaziata di molte stanze a tre appartamenti, nel quarto di S.Spirito, giusta la strada e Tomaso Pallotta…”.(6)

Tale casa “palaziata” è quella descritta da Francesco Savini come cinquecentesca nei piani superiori e dei secoli XIV o XV nel portico archiacuto. E’ situata in Via della Costa, cosiddetta ai tempi del Muzii, 1595, poi Via del Fosso, indi Via del Teatro Vecchio ed oggi Via Vittorio Veneto. E’ caratterizzata, oltre che dal portico, da una piccola loggia al secondo piano(7) ed è tutelata, a norma di legge, per il suo valore storico ed architettonico. E’ stata abitata dalla famiglia sino alla loro estinzione avvenuta sul finire del XIX secolo.

Come già detto, i Corradi soddisfecero il desiderio pubblico di avere un teatro facendone, a loro spese, costruire uno nella propria casa. Non è accertato se tale struttura sorgesse all’interno o attiguamente all’abitazione ma, dalla lettura del ruolo provvisorio delle case del quartiere di S.Spirito per la contribuzione del 1807, nel quale, al n. 153 è segnata “una bottega ad uso del padrone D.Pasquale Corradi”, al n.154 “Teatro ad uso comico dei Sigg. fratelli Corradi(8) e al n. 157 “casa  di membri quattro sotto tetto, nel medio numero 11,di membri cinque inferiori abitata ad uso del padrone Sigg. fratelli Corradi”(9), si potrebbe avanzare l’eventualità che fosse un edificio indipendente dalla casa di abitazione.

Non essendo stati reperiti né il progetto né le perizie del teatro, la sua struttura è ricostruibile solo attraverso alcuni dati costituiti da tre piantine presentate dagli impresari all’autorità locale con il loro programma di rappresentazioni e relativi costi dei palchi e delle sedie datate 1847-1850 (10) e da alcuni atti attinenti lavori di restauro effettuati nel 1831 (11) e nel 1837-38.(12)

Dai predetti documenti è possibile rilevare che la pianta era di forma rettangolare con due ordini di palchi suddivisi in grandi, medi e piccoli per un totale di  ventinove e il loggione. La struttura portante era lignea e probabilmente costituita da loggiati sovrapposti, con pilastrini di sostegno ricorrenti, da palco a palco, fin dal piano terra lasciando libera un’area di circolazione ad uso di platea. Questa era occupata dalle 50 alle 70 sedie chiuse (ossia con i braccioli ) numerate e da una quantità indefinita di sedie non numerate. Quasi sicuramente davanti alla ribalta ed a livello della sala era situata l’orchestra. Il palcoscenico era dotato di sipario e guide di legno per le scene.

Si ignora se dalla costruzione il teatro abbia subito qualche cambiamento, sappiamo però che, nel settembre 1831 l’Intendente Palamolla, preoccupato da “alcune voci elevate sul pericolo di qualche parte del teatro”, incaricava l’ingegnere Carlo Forti di visitarlo rigorosamente e di informarlo sulla sicurezza sia interna che esterna dell’edificio.(13)

La relazione del Forti, datata 10 settembre 1831, molto severa, era del tenore seguente: “…Per l’adempimento mi fo’ dovere di osservarle, che i luoghi di pubblica riunione specialmente quelli destinati alle rappresentazioni teatrali, anche i meglio costruiti, sono pericolosi per i diversi accidenti che possono darsi. Il teatro dei Sig.ri Corradi malcostruito sopra fabbriche vecchie, e coi scarsi mezzi che un particolare poteva avere per procurare un divertimento ai suoi paesani, è malsicuro in tutta la sua estensione, né vi altro rimedio per allontanare ogni timore, che quello di ricostruirlo dalle fondamenta secondo i principi dell’arte. Quando se ne voglia far uso col minor pericolo delle persone, che amano il divertimento teatrale, il rimedio è quello della somma vigilanza della Polizia nell’impedire che si faccia uso della piccionaja; nel far portare la massima attenzione ai lumi, nel prevenire il pericolo di brugiarsi… di non far entrare in teatro più gente di quella che comporta il numero delle sedie e che può capire ne’ fronti dei parapetti dei palchi e di fare spesso saggiare coll’ascia i legnami dell’armatura del tetto per vedere se abbiano o no contratto qualche vizio interno. Per rapporto ai muri si farebbe peggio col toccarli, all’infuori di qualche pezzo d’intonaco, che può essersi scrostato, affinché non si degradi dippiù. Tuttociò per renderlo meno pericoloso, ma non già per eliminare il pericolo interamente, poiché per l’angustia delle sortite, specialmente de’ corridoi, se qualche allarme avvenisse, non se ne salverebbe neppur uno di quanti ve ne sono entrati”. I fratelli Corradi, messi al corrente della relazione del Forti, ricorsero all’Intendente evidenziando che l’ingegnere non aveva affatto ispezionato l’edificio e che chiudere la piccionaia significava chiudere lo stesso teatro, poiché ciò avrebbe insospettito il pubblico.

Per tale motivo chiesero che il controllo venisse fatto da bravi maestri d’ascia, quali il vecchio falegname Giuseppe Gramaccini ed il maestro Giuseppe Pompei, i quali avendolo costruito, avrebbero potuto esprimere un giudizio più opportuno sull’opera stessa. In effetti il 23 settembre 1831 si recavano a visitarlo i falegnami Giuseppe Milli e Giuseppe Gramaccini con l’ingegnere Forti per “saggiare i diversi pezzi di legno” con i quali era composto trovando in buono stato i legnami componenti l’armatura del tetto, con l’avviso che bisognava scaricarlo dalle nevi qualora queste fossero state più alte di un palmo. Nella piccionaia si era trovato che le tavole del parapetto, fermate con semplici chiodi nelle colonne che sorgevano da terra si dovevano, per maggior cautela, assicurare con “regoli di legno posti esteriormente e regoli all’impiedi per mezzo di staffette di ferro”. Esaminate poi, ad una ad una, le colonne sostenenti i palchi se ne erano trovate due tarlate superficialmente,  per cui si era giudicato doversi esteriormente rinforzare. I lavori furono fatti eseguire dai Corradi,  con la verifica finale dell’ingegnere Forti disposta dall’Intendente.

Ben più importante fu l’intervento conservativo del teatro avvenuto tra la fine del 1837 ed il marzo 1838. La nota della spesa erogata per il restauro, pari a ducati 409,11 fu sostenuta, non se ne conosce  il motivo, dal comune. Infatti, le ricevute dei compensi elargiti agli addetti ai lavori e le spese da questi sostenute per i materiali erano firmate o dal sindaco Giovanni Marcozzi o da Nicola Mezzucelli, membri della deputazione dei pubblici spettacoli. Presero parte all’opera Giuseppe Tullj per la pittura dello scenario, Giuseppe Mancini per la realizzazione di un quadro, Domenico Brizii e Luigi Baldati per le pitture della volta, delle pareti, delle sedie, dei leggii, Bernardo Milli, padre della poetessa Giannina, per la manifattura di ventinove cuscini per i parapetti dei palchi, i falegnami Giuseppe Spagnoli e Giuseppe Milli, lo stuccatore Domenico Moschioni..(14) Il riconoscimento di pubblico teatro fu sancito dal reale dispaccio concesso a Pietrantonio Corradi da Ferdinando IV di Borbone il 28 marzo 1792 (15) e fu dedicato come riportava l’iscrizione al “ Genio Patriae et civium hilaritati”(al Nume tutelare della Patria e al divertimento dei cittadini).(16)

Lo stesso dispaccio indicava il Preside della Regia Udienza come delegato del re per il controllo dell’attività del teatro, al quale doveva essere riservato “… uno dei più decenti palchi per trattenervisi in tutti i tempi delle rappresentazioni e con assegnati in platea due luoghi per due suoi subalterni per averli pronti ad ogni occorrenza, proibendo severamente la M.S. di gettarsi sul teatro medesimo cartocci di denaro ed altre simili largizioni specialmente alle canterine”.

Il teatro Corradi ebbe vita contrastata sin dall’inizio poiché, altre famiglie teramane che avevano teatrini privati, ambivano al riconoscimento reale di pubblico. Tale stato di cose veniva acuito dalla rivalità e dallo spirito di fazione tipico della vita e della storia delle più ragguardevoli casate cittadine. Così non mancarono proteste, accuse, imputazioni e suppliche al Re dei soliti “cittadini zelanti” ed in modo particolare della famiglia De Petris che, sino al 1804, portò avanti una lunga battaglia. Le numerose petizioni rivolte al Re vennero tutte vanificate con la motivazione che non erano tollerabili in città due teatri e che ne bastasse uno solo,(17) come anche la vertenza con la famiglia Corradi non sortì positivi risultati.(18)

Il teatro iniziò brillantemente la sua attività nel Carnevale del 1792 con la rappresentazione de La moglie capricciosa , dramma giocoso musicato da Giuseppe Gazzaniga.(19). Il successo di pubblico si ebbe soprattutto per la presenza della primadonna, l’attrice-cantante bolognese Dorotea Monti che per l’occasione era stata omaggiata con versi celebrativi.(20)

L’anno successivo vide la messa in scena della commedia in musica La virtuosa in Mergellina di Saverio Zini.(21) La commedia era stata rappresentata a Napoli nel 1785, ed era stata portata a Venezia nel 1791 con il titolo La virtuosa bizzarra. Dedicata a Giovan Berardino Delfico presidente di Regia Camera, Auditore ed amministratore generale degli Stati allodiali di Atri, aveva tra gli interpreti l’attrice-cantante Violante Dorelli, moglie di Luigi Ceccoli, entrambi di Lisbona. Il Ceccoli, tra gli ultimi anni del 1700 e i primi del 1800, dovette sicuramente essere una figura di rilievo nel panorama  della vita musicale di Teramo. Maestro di cappella della Cattedrale aprutina nonché maestro di cembalo nelle opere La locandiera di spirito di Giuseppe Farinelli(22) e Amore a dispetto di Valentino Fioravanti(23) date nel Corradi rispettivamente nel 1806 e nel 1810, fu nominato nel 1821 professore di strumentazione nel Real Collegio di Teramo,(24) posto che ricoprì sino alla morte avvenuta il 18 settembre 1829 all’età di 74 anni.(25)

Non ci sono molte testimonianze sull’attività del teatro relativamente ai primi anni del 1800: alle opere già citate si aggiungono un veglione tenuto il 30 giugno 1806 a conclusione dei festeggiamenti organizzati dai teramani in occasione del giuramento di fedeltà e ubbidienza al nuovo sovrano Giuseppe Napoleone,(26) l’opera in musica La bella carbonara di Giuseppe Palomba, data nel 1811,(27) ed una serata a beneficio del tenore Luigi Magrini nel 1813.(28)

La restaurazione borbonica del 1815 di certo non favorì l’intensificarsi dell’attività teatrale nella nostra provincia, come nelle altre del Regno, sia per una certa diffidenza verso questa forma di arte, già dimostrata prima del decennio francese, sia per aver introdotto più rigorosi controlli delle rappresentazioni e dell’ordine pubblico all’interno dei teatri per timore di tumulti e sommosse. E’ innegabile che nel XIX secolo il teatro non fu solo un fatto estetico e mondano, ma anche sociale e culturale tentando di collaborare alle lotte per la libertà e l’indipendenza dei popoli: gli applausi ad una ballerina potevano nascondere l’affermazione di un partito, come le parole di un coro o lo stesso Viva VERDI potevano assumere significati politici. Questo fenomeno non fu molto evidente a Teramo, anche se come vedremo, la Polizia esercitò sempre molta vigilanza sui testi e sugli artisti.

Infatti sia a livello centrale che periferico le opere da rappresentarsi dovevano essere approvate dal Ministero della Polizia  generale, presso il quale era nominato, per decreto reale, un revisore (r.d.8 ottobre 1816). Le rappresentazioni non potevano andare in scena se non dopo che l’autorità di vigilanza avesse assistito all’ultima prova e rilasciato un permesso, che doveva essere rinnovato per  ogni rappresentazione. La vigilanza sui teatri delle province del regno (reg. 7 gennaio 1818, richiamato in vigore con ministeriale 7 gennaio 1832) spettava all’Intendente e potevano rappresentarsi solo le opere comprese nel repertorio della compagnia, approvato dall’Intendenza, ma dove ne compariva qualcuna di nuova composizione, doveva sottomettersi all’approvazione del Ministero di Polizia generale.(29)

E’ datato 1 gennaio 1819 il primo regolamento per la polizia dei teatri della provincia di Teramo emanato dall’Intendente Ferdinando Gaetani per prevenire i diversi inconvenienti che potevano turbare le pubbliche rappresentazioni, sia per la cattiva costruzione degli edifici, sia per il concorso straordinario di spettatori, sia per l’uso del fuoco. Di questo documento ne diamo la trascrizione delle parti più salienti:

“ Titolo I - Disposizioni Generali - Art. 1 – Nessun teatro potrà essere aperto nel capoluogo, o nella provincia, né potrà darsi alcun spettacolo senza che ne sia stata fatta prima dichiarazione all’Intendenza dall’impresario o dal direttore  e senza che siasene ottenuto il corrispondente permesso. Art.2 – Non sarà permesso l’apertura di alcun teatro, se prima non si verifichi che è solidamente costruito, che sono state prese le precauzioni per prevenire ed estinguere gli incendi e che non abbia alcun impedimento alla libera e comoda uscita. Art.3 – L’Intendente, che ha l’ispezione su tutti i teatri della provincia, destinerà in ciascuno di essi un funzionario per presedervi, assegnandogli uno o più agenti per coadiuvarlo nell’esercizio dei suoi poteri. Art. 4 – Il  funzionario estenderà la sua vigilanza ed eserciterà le sue attribuzioni durante lo spettacolo nell’interno e nell’esterno del teatro. Invigilerà ancora onde sia serbato il buon ordine sul palcoscenico… Art. 5  - Avrà egli la facoltà di ammonire i controventori, intimare loro di uscire immediatamente  dal teatro, ingiungere il mandato in casa e, nelle circostanze più gravi, ordinare l’arresto contro qualunque degli attori o degli spettatori… Art. 6 – Per eseguire le precedenti disposizioni ed ovviare a qualunque disordine sarà messo in attività un posto di guardia… Art.7 – Gli individui che compongono il posto di guardia resteranno nel luogo loro assegnato (…) né potranno passeggiare o fermarsi nei corridoi. Essi non entreranno nel teatro che quando ne fossero espressamente richiesti (…) Art.8 – In caso di concorso straordinario di spettatori la guardia sarà aumentata di numero necessario al bisogno (…)

Titolo II -  Rappresentazioni ed Affissi - Art. 9 – Niuna rappresentazione avrà luogo sulla scena se non si trovi compresa nel repertorio della compagnia approvato dall’Intendenza (…) Art.10 – Il titolo di ogni rappresentazione e l’ora dell’incominciamento di essa, saranno annunziati al pubblico per mezzo di Avvisi approvati in iscritto dall’Intendente (…) Art. 11- Annunziato una volta lo spettacolo nel modo prescritto non potrà subire altra variazione, né cangiare di titolo, senza ordine superiore o altre cause legittime (…) in caso opposito potrà il funzionario d’ispezione impedire lo spettacolo. Art.12 – La rappresentazione comincerà sempre nell’ora indicata coll’avviso.

Titolo III – Palcoscenico - Art.13 – Le porte di comunicazione fra il palcoscenico e il teatro saranno sempre chiuse durante lo spettacolo(…) Non potrà alcuno introdursi se non è addetto al servizio del teatro. Art. 14 – In ogni sera di rappresentazione dovranno essere pronti sul palcoscenico i mezzi necessari per prevenire o estinguere gli incendi. Art. 15 – Gli attori non si permetteranno d’intralasciare una parte di canto o di ballo che loro spetti, se non siasi preventivamente annunziato al pubblico o non venga giustificato da una causa imprevista. In caso di controvenzione potranno essere arrestati sull’ordine del funzionario d’ispezione. Art.16 – E’ vietato agli attori di passare ne’ palchi, ne’ corridoi o nella platea in abiti da scena. Nel momento dello spettacolo non potranno né parlare, né fare altri atti estranei alla parte che rappresentano o che fossero capaci di conturbare la decenza del pubblico ed offendere il rispetto che gli è dovuto. Art. 17 – Gli attori, che sulla fine dello spettacolo vengano chiamati dalla voce del pubblico ad accettare gli applausi sul palcoscenico, non potranno astenersi di comparirvi allorché il funzionario vi abbia assentito.     

Titolo IV – Platea e Palchi – Art. 18 – Non potrà essere distribuito un numero di biglietti di entrata superiore a quello degli individui di cui il teatro è capace. Art. 19 – Se due biglietti indicheranno lo stesso numero della sedia  o del palco, dovrà preferirsi fra coloro che li presentano, il primo occupante.Chi giunge per secondo avrà dritto di reclamare altro simile posto, ed in mancanza, l’importo del biglietto. Se la duplicazione di numeri avverrà su di una sedia o di un palco appaltato sarà preferito sempre colui che ne ha il fitto. In tutti i casi colui che distribuisce i biglietti subirà delle pene proporzionate alla poca accortezza o alla frode commessa. Art.  20 – Niuno potrà farsi seguire dentro il teatro da domestici vestiti alla Ussera o in altra foggia militare, e muniti di sciabola o altra arma. Art. 21 – E’ proibito di fermarsi in piedi all’ingresso della platea o nel corridoio intermedio della medesima. Art. 22 – E’ vietato agli spettatori lo strepitare, l’interrompere qualunque parte della rappresentazione, o turbare in qualsivoglia altra maniera l’ordine pubblico. Art. 23 – E’ vietato a chicchessia di entrare con cani o con fuoco sì nella platea, che nei palchi e nei corridoi. Art.24 – Niuno potrà pretendere di situarsi in una sedia diversa da quella indicata nel numero del biglietto, di cui sarà munito. Se ne avrà uno per sedie non numerate, potrà collocarsi in qualunque di esse ed in qualunque parte delle file non numerate, che trovasi vuota. Art, 25 – Colui che abbandoni un posto non numerato non potrà reclamare contro colui che lo avrà poi occupato. Art. 26 – Al cominciare dello spettacolo ciascuno dovrà sedere e levarsi il cappello. Art.27 – Se in qualche inconveniente prenderanno parte i militari che vestono uniforme, il funzionario di polizia domanderà il braccio forte all’incaricato della polizia per farli uscire dal teatro o arrestarli secondo il caso esige.

Titolo V – Vestibolo ed Entrata – Art. 28 – Nessuno potrà fermarsi nelle scale e ne’ vestiboli del teatro in modo da impedire il libero passaggio a quelli che entrano o sortono. Art.29 – Al finire di ogni rappresentazione tutte le porte del teatro saranno aperte. Art. 30 – E’ proibito qualunque affollamento di persone o di carrozze nelle strade che vanno al teatro e lo circondano. Art. 31 – Niuna carrozza potrà trattenersi fermata innanzi le porte del teatro, ma dovrà rimanere in fila nella strada. Art.32 – Niun cocchiere potrà lasciare sola la sua carrozza, dovendo sempre rimanere al suo posto. Art. 33 – Dopo lo spettacolo non potranno le carrozze avvicinarsi, né porsi nuovamente in cammino, se non dopo la partenza della folla a piedi. Art.34 – I contravventori ai precedenti articoli potranno essere multati economicamente, o arrestati secondo la diversità dei casi, ed inviati anche ai tribunali se il bisogno lo esiga.

Il Sig. Comandante la provincia e il Comandante di piazza sono invitati a prestare braccio forte per la osservanza del presente regolamento.”(30)

Il funzionamento del teatro era affidato all’impresario il quale non solo scritturava il maestro, i cantanti e gli attori ma diventava proprietario assoluto dell’opera, parole e musica. Più tardi sorsero gli editori che acquistavano la proprietà dagli autori e noleggiavano le opere alle imprese. Sorsero di conseguenza le cosiddette agenzie teatrali che si assumevano il compito di scritturare gli artisti.

Dai documenti esaminati possiamo ipotizzare che le compagnie teatrali si formavano all’inizio di ogni stagione teatrale seguendo questo iter: un attore un po’ più colto e più esperto della media, si incaricava di trovare sul mercato un certo numero di persone che avevano già lavorato insieme, da lui conosciute e, che molto spesso secondo la tradizione della Commedia dell’Arte erano unite da legami familiari. Insieme probabilmente studiavano il repertorio, proponendosi poi ai proprietari dei teatri con lettere che contenevano, come elemento essenziale, il nome del capocomico o impresario organizzatore della compagnia e il periodo in cui la stessa intendeva lavorare. Potevano a volte contenere l’elenco artistico, il repertorio, le condizioni di pagamento. Tale schema, abbastanza elastico si fa via via più rigido e completo; anche la forma da estremamente umile e cerimoniosa, si snellisce e diventa più impersonale, fanno la loro comparsa le locandine e i pieghevoli stampati. L’elenco artistico comprendeva in media da dieci a quindici persone, strettamente legate ai ruoli: amoroso, amorosa, padre nobile, tiranno, caratterista, parti ingenue (bambini) o anche più genericamente prime donne e primi uomini. La compagnia comprendeva quasi sempre il suggeritore, il trovarobe e l’apparatore (lo scenografo) ed a volte la maschera partenopea del Pulcinella. Le comparse e i cori venivano scelti in loco.(31) 

L’attività artistica del Corradi prosegue sino agli anni ’30 registrando solo pochi avvenimenti: nel 1815, Amalia e Carla ossia L’arrivo della sposa, nel 1818 Il turco in Italia di G. Rossini, nel 1819 La Dartula del teramano Francesco Michitelli e nel 1825 l’esibizione del cantante Carlo Dossi, al quale alcuni cittadini dedicarono un componimento poetico, probabilmente perché si era distinto per particolari doti vocali.(32) Nel gennaio del 1828 l’Intendente concede l’autorizzazione per sei veglioni di carnevale a Gaetano Bernardi e Luigi Durelli, quest’ultimo insegnante di danza presso il Real Collegio,(33) nel dicembre dello stesso anno agirà la compagnia comica Salimbeni.(34) Nel 1829 vengono cantati degli inni celebrativi l’onomastico dei sovrani Francesco I e Maria Isabella (nel documento è scritto Elisabetta), l’inno al re era stato musicato da Andrea Labriola,(35), mentre il 1830 registra quattro veglioni in maschera in febbraio, quarantadue recite della compagnia di  prosa e di musica Salimbeni e Perla(36), la presenza in agosto della compagnia comica Villani(37), l’accademia di chitarra francese e flauto di Emidio Malagrida in ottobre(38) e in novembre l’accademia del violinista Alessandro Marziali di Fermo.(39)

L’utilizzo del teatro Corradi in occasione del carnevale, la cui stagione si apriva di norma il 26 dicembre per chiudersi all’inizio della Quaresima, ma le date potevano variare, prevedeva l’emanazione di un provvedimento a parte per l’ordine pubblico, la decenza e il buon costume. Il primo, reperito nei fondi d’archivio, datato 10 febbraio 1830 recava le seguenti disposizioni: quelli che entravano a pagamento nel teatro dovevano essere mascherati e potevano togliere la maschera solo nei palchi o nei corridoi; erano vietate le maschere mostruose ed indecenti tanto da uomo che da donna, era vietato far uso di uniformi militari e civili, nonché dei distintivi dei magistrati e degli ecclesiastici; era vietato entrare nella sala da ballo con armi, anche se previste dal costume, con bastoni o altri strumenti atti a offendere; le persone mascherate non dovevano molestare, insultare o deridere gli spettatori, né con gesti, né con parole, né con fatti; il contravventore veniva presentato al Commissario di polizia per le disposizioni; per la regolarità dei balli si doveva trovare affisso nella sala l’elenco progressivo degli stessi, la rispettiva durata a firma del Commissario di polizia;un corpo di guardia, che non poteva essere impiegato altrove, restava fermo in teatro nei posti assegnati; nessuno poteva trattenersi nelle scale e nei vestiboli dovendo essere pienamente libero il passaggio a chi entrava e a chi usciva; nei palchi della piccionaia non potevano essere ammessi i ragazzi di età inferiore a quindici anni né le donne di qualunque età.(40) Oltre al regolamento specifico per l’ingresso nel teatro in occasione dei veglioni di carnevale, era di norma emanata un’ordinanza per la tutela della pubblica tranquillità, della decenza sull’uso delle maschere, sugli orari da rispettare e sul comportamento da tenere dalle persone mascherate nelle vie e nelle piazze.(41)

Dal 1831 l’attività artistica del teatro, scandita da commedie e farse, opere in musica, beneficiate, accademie vocali, strumentali e di poesia, inizia ad avere un certo incremento rilevato dalla presenza di maggiori testimonianze documentarie. L’anno si apre con un “gran ballo” dato per la ricorrenza del giorno natalizio del re Ferdinando II,(42) prosegue con sei veglioni carnevaleschi accordati all’impresario Raffaele Fantini(43) e con l’accademia del 30 maggio dello strumentista a fiato Luigi Onorati di Napoli, il quale si avvalse dell’accompagnamento di una grande orchestra.(44)

Come vedremo, accanto alle commedie della tradizione napoletana e francese, rappresentate assieme alle improvvisazioni e alle farse, nei programmi compariranno, sempre più spesso, le opere liriche di Mercadante, Bellini, Donizetti, Verdi, verso le quali il pubblico teramano dimostrerà un certo interesse. Nel carnevale del 1832 vennero date il Mosè e L’Italiana in Algeri di Rossini e Il controcambio ovvero L’Amore a prova di Camillo Bruschelli,(45) il quale nato ad Assisi, può essere considerato teramano di adozione. Succeduto a Luigi Ceccoli, fu dal 1830 al 1850, professore di musica presso il Real Collegio(46) maestro di cappella ed organista della Cattedrale aprutina, maestro concertatore e direttore d’orchestra nel teatro Corradi e direttore della banda cittadina nel 1833.(47) Muore a Teramo il 28 gennaio 1868 nella sua casa sita nel quartiere di S.Spirito.(48)

Nel 1834 si eseguì La Straniera di Bellini(49) nel gennaio del 1835 La pastorella feudataria di Nicola Vaccaj(50) e La Sonnambula di Bellini. Durante l’esecuzione di quest’ultima, tra un atto e l’altro, vi fu una beneficiata di Virginia Baccarini.(51) Per la stagione di carnevale del 1836 furono allestite Il diavolo condannato nel mondo a prendere moglie, azione comica- favolosa  di Luigi Ricci(52) e La Norma di Bellini.(53) Nel 1838, in occasione del compleanno del re Ferdinando II, venne cantata dalla primadonna Annetta Parlamagni La gran gioja che d’intorno di Camillo Bruschelli.(54) Per il carnevale del 1839 si rappresentarono Il furioso all’isola di S.Domingo di Donizetti e La Sonnambula di Bellini(55) e il 9 giugno si tenne una accademia del violinista Lombardelli.(56) Nel 1840, per la stagione di carnevale, furono autorizzate un corso di trentasei rappresentazioni, all’impresario Raffaele Fantini(57) ed un ciclo di recite, per le quali non era specificato il periodo, alla compagnia di Pietro Martini.(58) Un permesso venne accordato dall’Intendente a Francesco, Silvestro e Bernardo Grue, Berardo Pezzini, Salvatore Amadio, Errico Raspa e Raffaele Nanni, cittadini teramani, per rappresentare in febbraio una produzione teatrale dal titolo Il discolo ravveduto,(59) mentre la beneficiata a favore della primadonna Giovannina Martini si tenne il 14 maggio del medesimo anno.(60)

“All’impareggiabile merito” di Cleofe Boyer è dedicata la serata del 18 febbraio 1841,(61) mentre il 12 gennaio del 1843, sempre in onore del giorno natalizio del re, si eseguì la cantata Questo giorno consacrato del teramano Luigi Badia e si rappresentò La gioia pastorale dello stesso musicista. Una nota del 21 gennaio  del Ministro segretario di Stato dell’Interno, Nicola Santangelo, approvò che nel teatro di Teramo venissero eseguite Gabriella di Vergy di Mercadante, Beatrice di  Tenda di Bellini e Il ritorno di Pulcinella da Padova di Fioravanti.(62) Ritroviamo il Badia nel 1844 e nel 1845 quale direttore di due opere in programma al Corradi, il Don Pasquale di Donizetti e nuovamente Gabriella di Vergy. Luigi Badia (Teramo 10 febbraio 1819 – Milano 30 febbraio 1899) fu allievo di Donizetti e amico di Rossini. Tra le sue composizioni ricordiamo La Gismonda di Mendrisio data a Bologna nel 1846 con notevole successo, tanto che lo stesso Rossini inviò elogi e complimenti all’ Intendente di Teramo Giuseppe Valia e al padre del musicista impiegato presso l’Intendenza.(63) La stessa opera doveva  rappresentarsi alla Scala di Milano l’anno successivo, ma la polizia austriaca, il giorno della vigilia, fece chiudere il teatro ed arrestare il Badia poiché “troppo acceso di spiriti liberali”. Uscito dal carcere, si arruolò nell’esercito napoletano e partecipò alla battaglia di Curtatone. Due sue canzoni L’Italia nel 1848 e La Costituente Italiana ebbero larga risonanza tra cittadini e soldati. Autore oltre che di opere anche di canzoni e melodie diverse, ebbe in moglie la cantante Teresa Martinetti con la quale a Parigi, Bruxelles e Londra eseguì concerti e diede lezioni di canto. Tornando all’attività artistica del Corradi nel 1844 vi furono delle recite con la primadonna Rosa Bianchini ed una beneficiata della prima attrice Enrichetta Covitti.(64) Una particolare nota merita il “Musicale trattenimento” che tenne il 18 ottobre 1846 lo studente di violoncello, appena diciassettenne, Gaetano Braga (Giulianova 8 giugno 1829 – Milano 20 settembre 1907). Nella serata a suo beneficio presentò delle “fantasie” per violoncello, composte da lui stesso, dalle opere I briganti e Il bravo di Mercadante e da La straniera di Bellini.(65) Studente presso il Conservatorio S.Pietro a Majella di Napoli ebbe tra i suoi maestri proprio il Mercadante. La sua fama di interprete superò quella di compositore, diede infatti concerti nelle maggiori capitali italiane ed europee sino in America e fu molto amico di Rossini. Nel carnevale del 1847 il teatro Corradi presentò la tragedia lirica I due Foscari di Verdi,  mentre un sovrano rescritto del 26 maggio stesso anno, pervenuto all’Intendente da Napoli, disciplinava i costumi dei ballerini e delle ballerine.(66) Il 12 ottobre l’Intendente Valia approvò il programma presentato dall’impresario Vincenzo Sassaroli, composto di trentasei recite e quattro beneficiate, per il carnevale del 1848. Le opere proposte erano l’Ernani di Verdi per la quale, essendo proscritta, se ne attendeva il permesso da Napoli, Chi dura vince, opera giocosa musicata da Luigi Ricci, mentre la terza  era da definirsi. Nel programma l’impresario precisa che la compagnia sarà scelta in Bologna o in Napoli in conseguenza degli abbonamenti che si faranno, che le opere saranno  “decorate da ricco vestiario” e completate da orchestra. Avverte inoltre che l’abbonamento non dovrà essere inferiore a ducati 800 per far fronte alle spese della compagnia e che i pagamenti dovranno effettuarsi in tre rate: la prima all’arrivo dell’intera compagnia, la seconda alla dodicesima recita e la terza alla ventiquattresima.(67) Un carteggio tra il Ministro dell’Interno, l’Intendente di Teramo e l’appaltatore di vestiario teatrale Nicola Cimmino di Napoli, tra il settembre e il dicembre 1848,  ci rivela un contenzioso insorto circa la restituzione degli abiti di scena. Il fallimento dell’impresario Sassaroli aveva fatto sì che gli artisti teatrali avevano dovuto rinunciare a buona parte del compenso convenuto mentre i coristi, le comparse e i servi di scena, che erano tutti di Teramo, non essendo stati retribuiti, trattennero i costumi reclamati dal Cimmino. Questo episodio ci offre la possibilità di conoscere i nomi dei coristi quali: Nicola Sulpizj, Achille Rambelli, Gaetano Di Pasquale, Luigi e Antonio Angelini, Raffaele Mancinelli, Berardo De Cesari, Domenico Di Emidio, le due figlie dell’arrotino, la figlia del carrozziere, la figlia di Perruca e la figlia di Michelina Caporale; delle comparse quali: Emidio Cavacchioli, Luigi Arcaini, Antonio Allulli, Massimantonio Rofi e Giuseppe Moschioni; dei servi di scena quali: Lorenzo Caporale e Giuseppantonio Rofi ed infine del sarto del teatro tale Vincenzo Ferretti.(68) Durante il 1848 si ebbero, inoltre,  una accademia del violinista Silvestro Nicosia,  spettacoli di esercizi ginnici del francese Carlantonio Moviglion ed una accademia di musica vocale del basso Angelo Colella.(69) Una novità, in questo anno, è costituita da una richiesta fatta dall’impresario Alessandro Felici al Ministro dell’Interno per essere autorizzato ad effettuare dodici tombole alfine di poter riparare alle perdite che, di solito, si verificavano nelle produzioni presso il teatro Corradi. Su parere positivo dell’Intendente, il quale dichiarava che, il permesso per le tombole, non solo avrebbe consentito di dar da vivere alla classe addetta alla professione teatrale, ma anche perché una parte del ricavato sarebbe stata devoluta ai poveri della città, il Ministro ne autorizzò sei.(70)

Anche la poetessa teramana Giannina Milli (Teramo 24 maggio 1825 – Firenze 8 ottobre 1888 ) nel febbraio del 1849 supplicò l’Intendente per poter ottenere il permesso di far eseguire una tombola in occasione di una sua accademia di poesia estemporanea nel teatro Corradi e di affrettarne la richiesta al Ministro delle finanze così esprimendosi: “ Eccellenza, si penetri del bisogno in che è una giovane che altro capitale non ha fuori dell’onestà e dell’ingegno…” L’Intendente nell’inviare l’istanza così cerca di sostenerla: “…E’ una infelice che merita speciali riguardi per essere priva di beni di fortuna e per essere dotata di una dose ricca di ingegno che ha saputo coltivare quantunque del tutto sprovvista di mezzi all’uopo. E’ quindi mio parere di potersi accordare alla medesima questo tratto di beneficenza…”L’autorizzazione venne concessa con ministeriale del 19 maggio 1849.(71) Sempre la Milli chiuse le grandi manifestazioni organizzate a Teramo, il 29 e il 30 maggio del predetto anno, in occasione dell’onomastico del re Ferdinando II con l’accademia di poesia nel teatro Corradi.(72) La citata ricorrenza ebbe in città una particolare rilevanza, potremmo quasi parlare di riconciliazione dei teramani con il sovrano, soprattutto dopo i fatti politici del 1848 quando, nella chiesa di S.Agostino, era stato celebrato un funerale per i caduti del 15 maggio in Napoli, vittime della repressione del  re borbone alla  presenza di cittadini e civici amministratori.  Il 9 gennaio 1850 troviamo nuovamente Giannina Milli impegnata in una richiesta di autorizzazione per una accademia celebrativa questa volta del compleanno del re. Il permesso venne dato con la condizione di una attenta vigilanza da parte della polizia soprattutto riguardo agli argomenti che sarebbero stati proposti alla poetessa per evitare che fossero trattati quelli che, anche per poco, avrebbero potuto oltraggiare “ la sacrosanta religione, i diritti della sovranità, la morale pubblica ed anche qualche privato cittadino”.(73) La Milli aveva infatti partecipato attivamente, con le sue poesie, agli eventi storici del 1848, aderendo agli orientamenti politico- letterari dell’epoca. Difatti, i citati eventi avevano fatto acuire i sospetti e i controlli, da parte della polizia, sui membri delle compagnie e delle orchestre, nonché sui testi da rappresentarsi spesso sottoposti a censura. Ciò non impedì il proseguimento dell’attività in teatro che sino al maggio del 1850 vedrà alternarsi accademie di musica strumentale e giochi di equilibrio di Giuseppe Barale, suddito sardo,(74) accademie della Milli, la rappresentazione della farsa I mille talleri e della “commediola” La casa da vendere interpretate e, più volte replicate, dai fratelli della poetessa Federico, Guglielmo e Serafino.(75) La stagione autunnale, con un corso di trentasei recite e quattro beneficiate, venne approvata alla compagnia drammatica e comica diretta da Cesare Arcelli.(76)

Un “Avviso teatrale” della drammatica compagnia condotta da Cesare Carli e Filippo Fanelli, datato 21 aprile 1851, invitò la cittadinanza alla prima delle recite della stagione di primavera,(77) mentre il 3 settembre si ebbe una accademia di violino di Angelo Venanzi, di dieci anni, dello Stato Pontificio(78) e il 20 dello stesso mese una serata a beneficio della prima attrice Laura Martini.(79)

L’attività artistica del 1852 venne scandita da una serie di spettacoli dell’impresario Cesare Carli iniziata il 16 maggio,(80) dall’accademia di violoncello di Giuseppe Salvatori(81) e dalle rappresentazioni, iniziate il 26 dicembre previste per la stagione di carnevale del 1853, messe in scena dalla compagnia drammatica di Luigi Gualandi che agirà anche nella seguente stagione di primavera.(82) Il 1854 è un anno con pochi eventi documentati: una accademia di declamazione del comico Luigi Nardi di Firenze,(83) una serata di prosa con l’attrice Fanny Sadowski,(84) ed una accademia strumentale di Luigi Brunetti, direttore della banda di Città S.Angelo il cui avviso a stampa reca, per la prima volta, la dizione teatro Corradi e Gatti.(85) Nulla o quasi, purtroppo, ci è dato sapere dei repertori proposti dalle citate compagnie ma pensiamo che non si discostassero molto da quelli trascritti in appendice per gli anni 1855, 1856 e 1857, nei quali tra gli  autori più frequentemente citati troviamo il francese Eugenio Escribe,  Luigi Marchionnni, Salvatore Cammarano, Carlo Goldoni, Federico Ricci. Proseguendo la cronistoria degli eventi troviamo alcuni veglioni in maschera  organizzati nel febbraio del 1855 da Angelo Baldassarri, parrucchiere in Teramo, “desiderando voler dare un divertimento al pubblico”(86) mentre, il 26 dicembre dello stesso anno, iniziano le produzioni messe in scena dalla compagnia di Cesare Carli  che avranno termine il 5 febbraio del 1856, ultimo giorno di carnevale.(87) Nei successivi mesi di maggio, giugno e luglio verranno allestite dalla compagnia in musica di Raffaele Maccaferri di Ancona Il trovatore, Luisa Miller e I Masnadieri di Verdi(88) con una rappresentazione a beneficio del primo tenore assoluto Ernesto Lorenzini accompagnato dalla signora Enrichetta Morelli- Montautti.(89) E’ del 24 gennaio 1857 l’invito teatrale per una serata a beneficio del “Buffo Napolitano” Luigi Castellano in scena con le cantanti Ginevra Ferratini e Maria Quercetti – Dati.(90) In febbraio furono prodotte e dirette da Nicola Dati la Violetta di Verdi, il Don Checco di Di Giosa e La dama e il zoccolaio di Fioravanti,(91) con due beneficiate a favore del primo tenore assoluto Carlo Gennari,(92) e del direttore d’orchestra Vincenzo Pieranzovini, coadiuvato dai professori d’orchestra e dagli artisti della compagnia di canto.(93) Una accademia di “stenologia di canto, di scherma e di declamazione” venne autorizzata, il 22 marzo alla francese Madamigella Irma Améline, “rinomata nuova Sibilla proveniente dai principali teatri d’Italia, di Malta, di Costantinopoli e di Spagna”(94) ed una serie di recite da prodursi nei mesi di aprile, maggio e luglio vennero accordate alla compagnia di Filippo Fanelli,(95) con una serata a favore della prima attrice Luigia Rizzardi.(96) La ministeriale del 31 ottobre 1857, indirizzata all’Intendente di Teramo, accorda alla compagnia in musica di Raffaele Maccaferri l’allestimento del Lionello di Verdi, del Marco Visconti di Petrella e de Il barbiere di Siviglia di Rossini per la stagione autunnale.(97) Una corrispondenza fra il Ministero della Polizia generale, il Ministero degli Affari ecclesiastici  e della Istruzione pubblica, l’Intendente e il Commissario di polizia ci rende noto il problema insorto subito dopo l’esecuzione del Lionello di Verdi il cui libretto non corrispondeva affatto a quello ristampato a Teramo dopo la debita revisione. L’opera verrà sospesa ed il teatro chiuso, in attesa che l’autorità ecclesiastica e quella di polizia confrontino i libretti, uno dei quali era stato edito a Milano col nome di Viscardello. Non trovando che le parole cambiate o aggiunte fossero offensive per la religione, la morale pubblica e la “sana politica” se ne autorizzava infine l’esecuzione.(98) Un nuovo problema incombeva, però, sull’impresa Maccaferri! Con una “riservatissima” del 27 dicembre 1857 l’Intendente informa il Commissario di polizia di trovarsi nella necessità di raccomandare una “speciale e destra” vigilanza su tutti coloro che compongono la compagnia in musica, stanziata a Teramo, non escluso il Maccaferri stesso come anche sui sudditi pontifici che componevano l’orchestra e di “… portare la sua particolare attenzione sul contegno, sugli andamenti, sui contatti e sulle esternazioni dei medesimi, non che sulle corrispondenze che coltivar potessero coll’estero.” L’esito delle indagini condotte dalla polizia ed inviato all’Intendente il 23 febbraio 1858 non evidenziò però elementi di attendibilità in politica per nessuno dei componenti.(99) L’episodio conferma il clima di sospetto e di diffidenza che era nell’aria a seguito dell’incalzare degli eventi storici ma che non scoraggiava né gli attori né i musicisti. Nello stesso mese di febbraio si portò in scena il melodramma I Puritani di Bellini,(100) e in aprile si diede una accademia vocale e strumentale dei coniugi Menchetti e del dilettante Vincenzo Leone.(101) Il 26 dicembre ebbe inizio, come consuetudine, la stagione di carnevale accordata alla compagnia in musica di Raffaele Mancinelli per allestire Il Giuramento di Mercadante, I Lombardi di Verdi e Crispino e la comare di Ricci, maestro concertatore il già citato Nicola Dati che avrà con il Mancinelli una controversia sui compensi da quest’ultimo negati  per “alcune fatiche fatte fuori d’obbligo nei tre spartiti.”.(102)

Anche Nicola Dati (Civitanova 1827 –Teramo 7 gennaio 1905) ha ricoperto un ruolo importante nella città di Teramo quale musicista, organista e maestro di cappella non solo della Cattedrale aprutina, ma anche, alternativamente, presso la chiesa di S. Antonio, S. Spirito, la SS. Annunziata, l’Arciconfraternita dei Cinturati. Direttore di compagnia e concertatore presso il Corradi, promotore della banda cittadina della quale sarà capo dal 1862 al 1867 e della scuola di canto maschile e femminile, a spese del comune, col fine di preparare “le masse corali” per il teatro,(103) ricoprirà successivamente incarichi rilevanti anche nell’attività del Teatro Comunale. E’ da sottolineare che, negli anni 1895 –96, impartiva lezioni di canto nella sua casa, aperta anche a ragazzi poveri, e che dalla sua scuola prese avvio la formazione dei giovani futuri musicisti, Domenico Malaspina e Primo Riccitelli, prima della loro partenza rispettivamente per il Conservatorio di Napoli e per quello di Pesaro. Nicola Dati compose anche il “Responsorio di S:Berardo” che si esegue ancora oggi in Cattedrale nel giorno della ricorrenza del patrono, il 19 dicembre.

 Tornando ai lavori teatrali del Corradi e Gatti troviamo ancora l’impresario  Raffaele Mancinelli a promuovere la stagione di carnevale del 1859- 1860 con la messa in scena delle opere l’Aroldo di Verdi, Maria di Rhoan di Donizetti, I falsi monetari di Rossi e Il barbiere di Siviglia di Rossini.(104) Il 1861 è l’anno più ricco di avvenimenti artistici tra i quali ebbero maggiore rilevanza Il Tartufo di Molière e l’Attila di Verdi, direttore e primo violino il già citato maestro Dati.(105) Il melodramma tragico L’assedio di Leyda di Petrella, Fiorina di Pedrotti, l’Ernani di Verdi e Vittore Pisani di Peri sono gli allestimenti che animarono la stagione teatrale di primavera,(106) mentre il 1 aprile una grande accademia vocale e strumentale fu tenuta dall’oboista Giovanni Ballerini, durante la quale si esibirono anche solisti e la banda del 41° Reggimento di Fanteria, di stanza a Teramo.(107) Sono ancora le opere verdiane Luisa MillerNabucodonosor ad essere allestite per il carnevale del 1863 alle quali fece seguito il melodramma gioioso Pipelet ossia Il portinaio di Parigi di Serafino Amedeo De Ferrari, mentre la tragedia lirica Vincislao di Alfredo Bicking, data nel 1864, è l’ultima notizia sull’attività artistica del teatro.(108)

Al lettore sono riservati i commenti, i giudizi, le interpretazioni sul ruolo effettivamente avuto dal Corradi nella nostra città!  

 

NOTE

 

1 - Archivio di Stato Teramo d’ora in poi A.S.Te, Catasto onciario di Teramo, 1749, b.11, vol.21

2 - A.S. Te, Archivio Comunale – Deliberazioni del decurionato, b. 1, vol.2

3 - C. Marciani, Scritti di storia, vol. II, Ed. Carabba, Lanciano, 1974

4 - A.S.Te, Archivio Comunale di Teramo- Deliberazioni del decurionato , b.1,vol.2

5 - F.Savini, Le famiglie del teramano, Roma,1927

6 - A.S.Te, Catasto onciario 1749, b.11, vol.20

7 - F.Savini, Gli edifizi teramani del Medioevo, Roma, 1907

8 - Pietrantonio e Pasquale, figli di Giorgio A.S.Te, Stato Civile Teramo, Atti di matrimonio,

      b.1901  e Atti di morte, b.1927

9 - Intendenza Borbonica, b.1083, fasc.1

10 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.136, fasc.10 , b. 506, fasc.1 e b.686, fasc.1

11 - A.S.Te, Polizia Borbonica,b.617, fasc.2

12 - A.S.Te, Intendenza Borbonica, b.1609, fascc.8 e 10

13 - Polizia Borbonica, b.617, fasc2

14 - A.S.Te, Intendenza Borbonica, b.1609, fascc.8 e 10

15 - A.S.Te, Reali Dispacci, b.22, vol. 82

16 - N.Palma, Storia della città e diocesi di Teramo, vol.III ,Teramo, 1980

17 - A.S.Te, Reali Dispacci, b.23, vol.83

18 - A.S.Te, Presidenza, b.5, fasc.93

19 - G.Di Cesare, Un secolo di teatro e musica a Teramo (1768-1865) in In coro, Teramo, 1998

20 - C. Campana, Un periodo di storia di Teramo, 1930

21 - A.S.Te, Biblioteca, M Op. IX 5

22 - A.S.Te, Biblioteca,M Op.IX 8

23 - A.S.Te, Biblioteca, M Op. IX 7

24 - A.S.Te, Intendenza Borbonica, b.49/a, fasc.167

25 - A.S.Te, Stato Civile-Teramo, Atti di morte, b.1922

26 - A.S.Te, Intendenza Borbonica, b.19

27 - A.S.Te, Biblioteca, M Op. IX 6

28 - A.S.Te, Intendenza Francese, b.18, fasc.272

29 - G.Landi, Istituzioni del Regno delle due Sicilie (1815 – 1861), Milano,1977

30 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.686, fasc.1. Altri regolamenti reperiti nello stesso fondo sono

       relativi al 1825, 1826, 1839, 1840, 1844, 1848, 1856, il loro contenuto non evidenzia

       sostanziali differenze. Poiché il fondo non è riordinato, non si può escludere che ve ne siano

       altri

31 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.317, fasc.7, b.506, fasc.1, b.136, fasc.10

32 - P.Ferella, L’attività teatrale a Teramo in Musica e società a Teramo, Andromeda Editrice,

        Teramo, 1999

33 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.617, fasc.2

34 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.617, fasc.2

35 - A.S.Te, Intendenza Borbonica, b.36/a, fasc.28

36 - A.S.Te, Intendenza Borbonica, b.36/a, fasc.26

37 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.617, fasc.2

38 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.617, fasc.2

39 - A.S.Te, Polizia Borbonica,b.307, fasc.10

40 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.617, fasc.2

41 - Tali disposizioni si trovano per gli anni 1827, 1828, 1829, 1831, 1835, 1838 – 1847, 1858,

       1860. A.S.Te, Polizia Borbonica, b.45, fasc.9, b.477, fasc.10, b.504, fasc.1, b.464, fasc.2,

        b.617, fasc.2

42 - A.S.Te, Intendenza Borbonica, b.36/a, fasc.28

43 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.443, fasc11                 

44 - A.S.Te, Intendenza Borbonica, b.838

45 - P.Ferella, L’attività teatrale…op. cit.

46 - A.S.Te, Intendenza Borbonica, b.49/a, fasc.167

47 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.294, fasc.1

48 - A.S.Te, Stato Civile Teramo, Atti di morte, b.594

49 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.686, fasc.1

50 - A.S.Te, Biblioteca, M Op.IX 4

51 - A.S.Te, Luoghi Pii Laicali – Corrispondenza – Giulia, b.153, fasc.61

52 - A.S.Te, Biblioteca, M Op.IX 3

53 - P.Ferella, L’attività teatrale…op. cit.

54 - Ibidem

55 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.131, fasc.3

56 - Ibidem

57 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.504, fasc.3

58 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.281, fasc.11

59 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.480, fasc.10

60 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.247, fasc.8

61 - P.Ferella,L’attività teatrale…op. cit.

62 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.477, fasc.10

63 - Copia della lettera è in A.S Te, Archivio Scarselli, b.4, fasc.7

64 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.274, fasc.12

65 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.486, fasc.1

66 - A.S:Te, Polizia Borbonica, b.274, fasc.12 vedi appendice

67 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.136, fasc.10

68 - Ibidem

69 - Ibidem

70 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.477, fasc.9

71 - Ibidem

72 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.463, fasc.3

73 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.686,  fasc.1

74 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.464, fascc.1-2

75 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.686, fasc.1

76 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.506, fasc.1

77 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.686, fasc.1

78 - Ibidem

79 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.336, fasc.18

80 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.464, fasc.1

81 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.464, fasc.2

82 - Ibidem

83 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.289, fasc7

84 - P.Ferella, L’attività teatrale…op. cit.

85 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b281, fasc.10

86 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.477, fasc.10

87 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.464, fasc.2 e

        b.632, fasc.2, l’elenco del repertorio è riportato in appendice

88 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.632, fasc.2

89 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.464,fasc.2

90 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.632, fasc.1

91 - Ibidem

92 - Ibidem

93 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.477, fasc.10

94 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.464, fasc.2

95 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.632, fasc.1,

        l’elenco del repertorio è riportato in appendice

96 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.281,fasc.11

97 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.632, fasc.1

98 - Ibidem

99 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.464, fasc.2

100 - Ibidem

101 - Ibidem

102 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.506, fasc.1

103 - A.S.Te ,Polizia Borbonica, b.547, fasc.5

104 - A.S.Te, Polizia Borbonica, b.466, fasc.2

105 - P.Ferella, L’attività teatrale…op. cit. A pag. 98 è riportato

          l’elenco delle rappresentazioni per gli anni 1861 -1864

106 - Ibidem

107 - A.S.Te, Luoghi Pii Laicali, Corrispondenza, b.123, (n. provvisorio) fasc.2

108 - P.Ferella, L’attività teatrale…op. cit.

 
  APPENDICE  
     

1.

Per chiodi

1.82

2.

Per chiodetti

1.29

3.

Per d.ti

1.44

4.5.6.7.8.

Per gesso

9.80

9.

Per chiodetti e tartaro

1.61 .

10.

Per colori

2.25

11.

Per bandinelle di tela

1.80

12.

Per colori acquistati in Ascoli e spesa del corriere

17

13.

Per chiodi e carta colorata

1.56

14. 15.16.

Per colori

7.50

17.18.19.20.

Per d.ti

9.05

21.22.23.

Per d.ti e chiodi

6.53

24.25.

Per tela e carniccio

8.10

26.

Per sedie

3.00

27.28.

Per pennelli ed altri dettagli

1.13

29.

Per manifattura delle palle di piombo

0.62

30.

Per carta reale

0.72

31.

Per chiodetti

0.38

32.

Per dipintura dell’orghestra, sedie e ghingli

8.47

33.

Per 44 tubi di vetro

4.72

34.

Pel falegname Milli (legnami e guide per le scene…)

25.00

35.36

Per carducci e ferramenti

2.30

37.

Per manifattura e spesa dei cuscini nei parapetti

8.80

38.

Per colori

1.80

39.40.

Pel trono formato nella sera del 12 andante gennaro

1.(?)

41.

A Giuseppe Milli

46.22

 

Per filo, cordine, aghi e spago

0.50

 

Per trasporto dell’acqua

1.00

 

Pei teami e per l’accomodo del caldajo

0.62

 

Per garaffe 5 di olio e 4 candele

0.75

 

Per salme 28 legna da ardere prese in dettaglio

5.93

 

Per carbone e carbonella

0.62

 

Per due scope

0.02

 

Per altre libbre 339 di gesso prese in seguito a dettaglio

2.45

 

Per due setacci

0.45

 

Per cuciture dei teloni e dei succieli

0.75

 

Per pennelli

0.34

 

Per libbre 7 colla tedesca

0.84

 

Per mazzi 4 funi e per 3 di cordini

3.20

42.

A Fanciulli pei ghingli e canestrine

11.1

 

Per colazione data ai falegnami e per vino ai fabbricatori

0.84

 

Per canne 68 cannavaccio

14.44

 

Per terra di Pozzuoli acquistata in Chieti

0.76

 

Per 1000 chiodetti e per libbre 1 e1/2 imbannatelle

1.52

43.

Per 22 palline fra rosse e verdi

9.04

 

Per 49 travicelli

2.45

 

Per ferretti dell’orghestra

0.96

 

Per libbre 10 chiodi e 2 di garrubbe

1.34

 

Per canne 7 e palmi 2 passamano torchino

0.29

 

Per lavatura e rappezzo del sipario

0.60

 

Per fogli 86 carta reale

0.86

 

Per terra nera, indaco, pastelli e lacca

1.11

 

Pel mondezzaio

0.25

44.

Per mazzi 6 standarelli

3.60

 

Per 64 anellini di ferro e per 4 scovette

0.56

 

Per 18 clocchi e per altrettanti ganganetti

0.81

 

Per gratificazione data al falegname Domenico De Angelis

0.60

45.

Per D. Giuseppe Tullj (per pittura dello scenario)

32.00

46.

Per Mancini pel quadro

7.00

47.

Per Baldati (Luigi, pitture)

20.00

48.

Per Brizzj (Domenico, pitture)

18.00

49.

Per Ridolfo

9.20

50.

Per Moschiglioni 1°

7.80

51.

Per Moschiglioni 2°

2.60

52.

Per Aspreno

5.20

53.

Per dipintura a olio dei lumi dei corridoi e dei ghingli rinnovati (Brizj )

2.00

54.

Per accomodo dei ghingli a nuova forma

1.20

 

Per le trecciole del telone della città

0.61

55.

Al Sig. Domenico Marinari pei lavori di fabbrica

29.12

56.

Per ferratura dei braccialetti e dei cavalletti (per sostegno palco ballante)

2.75

 

Per accomodo della fossa del suggeritore

0.90

57.

Per accomodo del palco ballante in uno

21.74

58.

Per la formazione del ponte di servizio occorso per la pittura della volta e gratificazione data a Giuseppe Milli

4.(?)

 

Sommano

409.11


 

Regolamento del Ministero  e Real Segreteria di Stato degli Affari Interni per i costumi dei ballerini e delle ballerine.

 

 

“In continuazione del Sovrano rescritto partecipatole in Aprile 1843 intorno alla decenza  da  serbarsi ne’ Teatri, è Sovrano volere che ne’ Teatri di cotesta Provincia si esegua anche esattamente il Regolamento che trovasi stabilito per quelli della Capitale, cioè:

che tutte le ballerine vestano su le maglie di colore o bianche de’ calzonetti che arrivino sino al di sopra del ginocchio per gli uomini, ed al di sotto del ginocchio per le donne. Questi calzonetti debbono essere di una stoffa forte non trasparente di color diverso di quello delle maglie, e di una misura non troppo larga, ne’ troppo stretta. Le donne che figurano da Uomo debbono vestire in modo decente, conservando sempre da sopra la maglia un calzonetto come sopra si è spiegato, a menoche il costume lo richieda di colore e di forma particolare dovendo però essere sempre bastantemente largo.

Si eviteranno sempre le maglie di color carne, soprattutto le prime ballerine che usano costumi diversi dal vestiario generale.

I ballerini di qualunque classe, quando vestiranno tuniche, o abiti corti, o gonnellini, faranno sempre uso del calzonetto come di sopra si è detto, colla sola differenza che potrà essere più corto, e più stretto.

Ne’ costumi che richiedono il calzone non sarà necessario di mettere il calzonetto, ma si cercherà sempre di farlo quanto più decente sarà possibile.

Le gonne di tutte le ballerine dovranno discendere fino a mezzo palmo almeno sotto al ginocchio, e per le donne alte  tre quarti di palmo; dovendosi aver cura di farle più lunghe per ovviare all’uso che hanno le ballerine di applicarsi le cosi dette tournures che rialzano di molto gli abiti. Che i vestiti siano bene accollati nel petto, che non lascino travedere indecenze. Che si evitino ne’ balli abbracciamenti di diverso sesso. E che ove si vestono vi sia la massima decenza, ed una perfetta separazione tra il luogo degli uomini da quello delle donne, ed in modo che non si possano guardare.

Nel Real nome glielo partecipo per l’uso di risulta =

Napoli 26 maggio 1847              N. Santangelo”

 

A.S.Te, Polizia Borbonica, b.274, fasc.12

 

 
 
 

Elenco delle produzioni rappresentate nel capoluogo di Teramo dal 26 a tutto li 31 dicembre 1855

presso il teatro Corradi dalla compagnia di Cesare Carli.

 

La suonatrice d’arpa                                 Montrignard

Paolo Albini                                              Federico Ricci

Il capriccio di donna                                 Luigi Belisario (farsa)

Il lupo di mare                                           Serville

Bella prussiana                                         Lemoin (farsa)

Jacopo lo scortichino                                Luigi Delizi

La fedeltà alla pruova                               Eugenio Scribe

 

A.S.Te, Polizia Borbonica, b.464, fasc.2

 

 

Elenco delle produzioni rappresentate nel Comune di Teramo dal 1 gennaio al 5 febbraio 1856

Presso il teatro Corradi dalla compagnia di Cesare Carli.

 

La superba in amore                                  Ciarlone

Non vi è fumo senza fuoco                        Eugenio Scribe (farsa)

Il berecchino di Parigi                              Luigi Marchionne

La burla retrocessa                                    Deper (farsa)

Battaglia di donne                                     Scribe

Pietro Davigi                                             Federico Ricci

Una commedia per la posta                       Luigi Rossi

La campagna d’Aversa                              Cammarano (farsa)

Da burla o davvero                                   Augusto Boni

Matrimonio per punizione                         Scribe (farsa)

Due Sergenti                                              Luigi Marchionne

Non toccate la Contessa                            Eugenio Scribe

Giuseppe Secondo                                    Federici

Conte Stap                                                 Ciarlone (farsa)

Nuovo figaro                                             Eugenio Scribe

Tre guappi                                                 Attavilla (farsa)

Povero Giacomo                                       Errico Tettoni

Martuccia e Frontino                                 Eugenio Scribe (farsa)

Gio: Battista Pergolese                             Gennaro Bolognese

Alloggio militare                                       Cammarano (farsa)

La leggitrice                                              Dupont

Trovatore                                                  N.N.

Lotteria di Vienna                                     Ciarlone

D. Giovanni d’Alberata                            Ciarlone (farsa)

L’eroismo di un principe                           Cosenza

La locandiera                                            Carlo Goldoni

Le cuffiare                                                 Spelta (farsa)

L’eccesso delle passioni                           Cosenza

Pulcinella spaventato da una lettera         

parlante                                                     Cammarano (farsa)

Saltinbanco                                               Errico Alberti

La bacchettona                                          Eugenio Scribe (farsa)

Luigi Rolla                                                Marchionne

Modello di legno                                       Varrin (farsa)

Ernestina e Blifilde                                   Cammarano

Lo schiaffo e l’avvocato                           Cosenza (farsa)

I pirati di Baratteria                                  Bolognese

La sorella del cieco                                  Chiayoni

Le metamorfosi di Pulcinella                    Cammarano (farsa)

L’elemosina di un napoleone d’oro           Eugenio Scribe

Un tigre del Bengalle (Bengala)                Lobise (farsa)

Il flauto magico                                         Avelloni

Il primo mese di matrimonio                     Eugenio Scribe

Un signore ed una signora                         Federico Ricci (farsa)

Un matrimonio occulto                              Eugenio Scribe

Libro terzo, capitolo I                               Vincenzo de Rossi

I polli di quarta generazione                     Cammarano (farsa)

 

A.S.Te, Polizia Borbonica, b.632, fasc.2

 

 

Elenco delle produzioni rappresentate a Teramo, nel teatro dai signori Corradi e Gatti,  dal 15 al 30 aprile 1857

 

I tristi effetti di un tardo ravvedimento      Bayard

Paolo e Virginia                                        Sant’Elia (farsa)

Malvina                                                     Eugenio Escribe

La corda sensibile                                     Malesville (farsa)

La battaglia di Tolosa                               Mery

La sposa troppo felice                               Eugenio Escribe

La lettera parlante                                     Altavilla (farsa)

La rassomiglianza                                     Marchionni

Luisa di Ligny                                           Sauliè

I danari del diavolo                                   Tettoni

Pulcinella finto cavaliere e mercante        De Petris (farsa)

Il capitano e la zia                                     Girand

L’abbandono ossia una gloria del 1808    Lancetti

Il bacio                                                      Eugenio Escribe (farsa)

Un duello nel 17° secolo                           Eugenio Escribe

Pulcinella rivale di due sergenti               Altavilla (farsa)

La gioja della famiglia                              Bourgois

La contessa D’Altemberg                          Vogervoer

Maria di Valden nelle catacombe             Anicet Bourgois

Un’ora di matrimonio                                Baygard

Il notajo scaraboccio                                 De Petris  (farsa)

 

A.S.Te, Polizia Borbonica, b.632, fasc.1

 

 

Elenco delle produzioni rappresentate nel teatro dei signori Corradi e Gatti a Teramo dal 1° al 31 maggio 1857

 

La via degli angeli                                    Malesville

Eternamente                                               Eugenio Escribe

D.Giovanni D’Alverano                            Cammarano (farsa)

Lo stravagante                                           Avelloni

Il matrimonio per punizione                      Eugenio Escribe

Laparo il mandriano                                  Anicet Bourgois

Il Vinendi                                                  Preucarsy

La modista delle gigantari                         Cammarano (farsa)

La calunnia                                                Eugenio Escribe

Un curioso accidente                                 Carlo Goldoni

Le campagne d’Aversa                              Carlo Goldoni (farsa)

Filippa                                                      Eugenio Escribe

La bigotta                                                  Avelloni (farsa)

Il segreto                                                   Federico Souliè

Un matrimonio per sentenza di tribunale   Bayard

Un modello di legno                                  Eugenio Escribe (farsa)

La bizzarria di un testamento                     Luigi de Lise

Un momento di punizione                          Carlo Cosenza

La figlia dell’avvocato                              Madama Auzelot

I ladri alla festa di ballo                           Cammarano (farsa)

Lo studente e la gran dama                        Melvil

Non vi è fumo senza fuoco                        Bayard (farsa)

Cesare o il cane del castello                     Bayard

Un capriccio di donna                               Eugenio Escribe (farsa)

Tommaso Chatterton                                 Michele Cuciniello

Dopo 27 anni                                             Cesare della Valle

L’imbroglione                                           Cammarano (farsa)

Una dama a servire                                   Conte Girand

La cieca di Sorrento                                  Luigi de Lise

Ciò che piace alle donne                           Avelloni

Cristina regina di Svezia                           Bayard

Un tigre del Bengala                                  Eugenio Escribe (farsa)

La cieca di Sorrento                                  Luigi de Lise

Un sentimento d’ambizione                       Filippo Farini

Comme se sbroglia sta matassa                 Pasquale Altavilla

Guttemberg o  l’inventore della stampa    Marchionni

Il sarto ed i tabarri                                    Eugenio Escribe

Pulcinella medico per forza                      De Petris (farsa)

 

A.S.Te, Polizia Borbonica, b.632, fasc.1

 

 

Elenco delle produzioni rappresentate a Teramo, nel teatro dai signori Corradi e Gatti, dal 1° al 5 luglio 1857

 

Leonora di Siviglia                                   F.Gandini

I due coscritti                                            Bayard

Le campagne di Aversa con Pulcinella     Carlo Goldoni (farsa)

Una fatale rassomiglianza                         L. Marchionni

Francesca da Rimini                                 Silvio Pellico (tragedia)

 

A.S.Te, Polizia Borbonica, b.632, fasc.1

 
 
 

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