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BIBLIOTECA VIRTUALE |
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Poeti contemporanei | ||
a cura di Anna Brandiferrro | ||
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Mario Ranalli | ||
di Anna Brandiferro | ||
Mario Ranalli è nato il23 luglio del 1930 a Nereto . Ha insegnato nella scuola elementare, è stato direttore didattico ad Alba Adriatica e Civitella. E’ scomparso nel 1992. Le sue poesie sono in periodici letterari e in antologie: “Poesia abruzzese del 900”, “Promesse e promesse della giovane poesia”; “Parnaso d’Abruzzo”, La Spiga d’Abruzzo, “Poeti intorno al mondo”. Le principali pubblicazioni sono: Momento equinoziale(1983), Sortilegio del silenzio(1988), La parola indecifrata (1990). Ranalli ha iniziato a scrivere a venticinque anni, “quasi per gioco”. Il poeta evidenzia una tenace unità tonale, che si manifesta in uno stile limpido e netto, ricco di chiaroscuri, di accensioni forti. Ogni esperienza di vita per Ranalli si trasforma in poesia: gli affetti, le tradizioni, i paesaggi, tutto passa attraverso il filtro di una cultura approfondita, di un grande spirito d’osservazione. Il poeta è aperto agli esiti più importanti della letteratura contemporanea (il Montale della poetica degli oggetti ), ma è anche disponibile al recupero del passato, rivissuto con sensibilità. La presenza della terra natia è importante perché ha plasmato la sua anima: “ la mia casa era bianca di sole/tra gli ulivi scarniti sui pendii,/assorta sul cammino del torrente/…Nell’orto rideva il melograno,/puntuali ritornavano a pulsare/le cicale e il monito dei galli/esplodeva col tremito dei pioppo./Il dono della neve discioglieva/ il sonno dei fanciulli e il volo ambiguo/delle libellule era l’insegna/per riprendere i giochi tra i canneti./…l’inverno indifferente ci inseguiva/ sotto le coperte a scriverci parole/di freddo dentro gli occhi,/…Ma il mattino aveva l’alito leggero/e il sorriso sicuro al mio paese/…e mio padre s’alzava ch’era buio/a discorrere coi buoi e sapeva/ il tempo da una nuvola, dal vento,/da un fiore o dal volo d’un uccello.”(Le stagioni dell’infanzia). La sintassi è chiara, le scelte lessicali sicure e sobrie, lo stile inscindibilmente fuso con i contenuti. Anche se il tempo e la realtà affinano sempre di più la mano dello scrittore, la memoria gli riporta in vita lembi di “sogni infantili incisi, sulla fronte:/mistero antico ancora fermo al coro/degli uomini straziati dai ricordi,/al richiamo che ti sfugge dai sospiri,/alla danza della fiamma che delira…” (Villaggio). |
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LETTERA DALLA PROVINCIA | ||
Una nube si leva dietro i vicoli e ripropone un cauto cruciverba al tuo tempo percorso dall’angustia; presto verrà l’annuncio del crepuscolo, i muschi della torre incideranno un angolo di quiete su piazzale e i trilli d’usignolo fra gli ontani placheranno gli insetti di caligine.
Lo so, la vita è spola di messaggi, attesa che si nutre di promesse, parola che si tinge d’inquietudine; si corre ormai su un filo di scadenze, amore e disamore sono i passi che guidano lontano e riconducono. Ma tu resti inchiodato a questo spazio, stretto a sciami di voci che non mutano: possiamo rintracciare una radice nelle rughe di questi muri assorti che dispiumano squame di vernice in riflessi notturni di silenzi.
Un rintocco è la cifra quotidiana per nasconderci nell’ombra delle case, dove gli oggetti riprendono colore e gli affetti si chiudono di scatto con l’indice proteso sul pulsante.
Null’altro, forse, accade in questo cerchio casalingo, oltre al dubbio che precipita Da buio di presenze immemorabili, se non questo indugevole prorompere dentro di te, d’un desiderio insonne che viola la rete degli affanni per un rischio di memoria che deborda. |
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