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BIBLIOTECA VIRTUALE

Poeti contemporanei
a cura di Anna Brandiferrro
 
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  Igino Creati  
di Anna Brandiferro
 

Igino Creati è nato ad Arsita (Teramo) nel 1946, risiede a Pescara da diversi anni.

E’ laureato in lettere classiche, insegna Italiano e Storia nelle scuole Superiori e spesso coinvolge  gli alunni nelle sue iniziative culturali.

Fa parte del Consiglio direttivo dell’Associazione dei critici Letterari Italiani; è presidente del Centro Studi di Poesia e Storia delle Poetiche della regione Abruzzo.

Principali pubblicazioni : Gocce d’alba(1971), Dissidio (1973), La collina di luce(1975), L’onesta solitudine(1981), Voci della poesia abruzzese: Benito Sablone(1978).

In Creati vita e poesia coincidono: il nostro tempo, con tutti i suoi compromessi, le speranze, le vanità, le illusioni, la folle corsa al benessere, si ritrova nei suoi versi: “la vecchia che vende i cagnolini/ al semaforo del mercato/la schiena e lo sguardo piegati dal passato/il giovane disoccupato/…il disordine quotidiano/ la scuola bruciata/da un pensiero mai acceso/…gli uccelli precipitati a mezzogiorno/ con le ali chiuse/nel vicolo di fronte…Un’immota aria d’amore/sta sull’idea di non essere più fratelli”(Lettera ad un amore mai incontrato).

Ai temi di denuncia sociale si uniscono quelli autobiografici, di “pietas verso gli altri”, molto prima che verso se stesso: “Volti come siamo a considerare gli altri/quasi ignota è l’idea di noi a noi./…Concediamo i pochi sorrisi che restano/ all’amore che non c’è/al lavoro che non ci riscatta/ all’urlo che non ci sorprende uomini/all’angoscia silenziosa che mai ci abbandona/ a me, a te, amico, /uniti soltanto da un ciao”

La poesia di Creati, vicina a posizioni ermetiche, non esclude una immersione in un panorama vasto di influssi culturali. Egli ha il merito di avere in comune con i “grandi” un certo modo di cogliere il flusso della vita, utilizzando mezzi espressivi chiari e limpidi.

I suoi versi cantano l’ineluttabilità dei fatti che si verificano sempre secondo un disegno stabilito: “…Ogni breve speranza/ graffia i muri del silenzio:/nel salto dell’eternità/ ci deve essere l’idea di ciascuno di noi.”

Il linguaggio è colloquiale, atto ad esprimere la protesta contro il sopruso, il rifiuto della violenza dei più forti e dei più fortunati: “Se non puoi invertire il senso di marcia/almeno azzarda sulla linea bianca/il sorpasso dell’indifferenza”.

 

UOMINI IN ESILIO

 

 La serpe corre sempre sulla roccia

e un punto di sangue nell’arco del futuro

fra poco si fa mondo.

 

Bada, sai, i nostri cuori sono in riserva

(qui finisce l’amore)

neppure l’assedio alla memoria

restituirà la mano

che rovesci la zolla.

 

Uomini in esilio, come il vento di marzo

Svegliamo il lungo sonno delle stagioni.

Ogni breve speranza

Graffia i muri del silenzio:

nel salto dell’eternità

ci deve essere l’idea di ciascuno di noi.

 

(da “L’onesta solitudine”)

     

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